Gries, Mazon, Eppan Berg, Pinzon, Eggen, Brenntal sono alcune delle 86 unità geografiche aggiuntive (uga) che presto potranno essere indicate nelle etichette dei vini altoatesini, assieme alla dicitura Doc Alto Adige. Il ministero dell’Agricoltura (Masaf) ha dato il via libera alla zonazione del territorio (5.800 gli ettari), secondo il piano individuato dal Consorzio di tutela, di cui già si parlava nel lontano 2016 e nel 2021. Si tratta di un passo in avanti molto importante nel segno della qualità delle produzioni di questa area di eccellenza italiana, fotografata dalla Guida vini d’Italia 2025, e della conclusione di un lungo iter di approvazione avviato diversi anni fa.
Il giusto vitigno nella giusta area
«Nelle varie località vinicole – spiega lo stesso presidente Andreas Kofler – sono state formate commissioni composte da agronomi, enologi, viticoltori, produttori ed esperti di storia della viticoltura. E a loro è stato assegnato il compito di suddividere le varie zone e decidere quali fossero i vitigni più adatti alle varie parcelle». Il risultato finale della zonazione è che in futuro, in ciascuna delle zone identificate, venga coltivato il vitigno ottimale, che venga adottata una riduzione della quantità di raccolto e che venga garantita a consumatrici e consumatori la provenienza del vino, ovvero il vigneto nel quale sono cresciute le uve. Sono 20 le tipologie di vitigni coltivate in Alto Adige, di cui il 65% a bacca bianca.
Cosa potranno fare i viticoltori
La mappatura dei territori, da cui ogni anno arrivano circa 40 milioni di bottiglie, ha previsto l’individuazione dei vitigni più vocati. Ma il viticoltore (sono 4.800 quelli attivi), come precisa il direttore Eduard Bernhart, potrà comunque continuare a coltivare, anche nelle uga definite, i vitigni ammessi in Alto Adige. «Tuttavia – aggiunge – a poter essere identificati come vini da unità geografica aggiuntiva, saranno solo quelli prodotti da varietà selezionati dagli esperti. A seconda della uga, possono anche esserci fino a cinque vitigni diversi, ma ci sono uga per le quali sono stati selezionati solo uno o due vitigni».
Quantità ridotte del 25 per cento
Il progetto di zonazione prevede nelle uga una riduzione della quantità del 25 per cento, rispetto a quella ammessa dal disciplinare per la Doc Alto Adige: «Ci assicuriamo – rileva il presidente Kofler – anche che la qualità di questi speciali vini subisca un ulteriore incremento». L’obiettivo lo spiega il vice presidente Martin Foradori: «Vogliamo portare nella bottiglia le speciali caratteristiche delle diverse zone. Terroir non deve essere solo un concetto per il marketing, ma deve essere riconoscibile anche nel bicchiere».
Le basi scientifiche del progetto
I produttori altoatesini si sono basati su alcuni concetti fondanti, per operare la zonazione. In particolare, quello per cui la qualità delle uve e del vino è condizionata innanzitutto dal terroir e dal microclima, oltre che dall’altitudine, dalla pendenza del terreno, dall’irraggiamento solare, dalle correnti ascensionali calde, dalla circolazione dell’aria e dalle precipitazioni. Per definire in questi anni le zone omogenee, sono stati valutati dati relativi al microclima, all’irraggiamento solare, all’ombreggiatura, all’altitudine e alle peculiarità del terreno. E, infine, ci sono gli aspetti storico-culturali: «Grazie al Catasto Teresiano della metà del XVIII secolo – conclude il vice presidente Foradori – siamo stati in grado di risalire ai nomi storicamente attribuiti alle zone di coltivazione».
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