Vinitaly: i commenti dei produttori
Tra i due litiganti il terzo gode. Si potrebbe riassumere così il bilancio delle tre principali fiere internazionali. Se, infatti, nei mesi scorsi il duello sembrava tutto incentrato su Wine Paris e ProWein, alla fine Vinitaly è quella che ha convinto di più. Sarà per la vicinanza di date delle prime due, sarà per le grandi aspettative riposte nel ritorno della fiera di Düsseldorf dopo gli anni di stop, e nella nuova veste della Fiera di Parigi, sta di fatto che i commenti raccolti a Verona non lasciano dubbi: le prime due sono delle fiere di vino da tutto il mondo, Vinitaly è l’unica fiera di vino nazionale (con qualche eccezione) per buyer internazionali.
Una fiera di vino nazionale
“Se si vuol conoscere lo stato dell’arte del vino italiano bisogna venire a Verona” è il commento di Josè Rallo della cantina siciliana Donnafugata: “Vinitaly è la fiera del vino italiano. Quest’anno, poi, è andato molto bene, con il ritorno di tante presenze dall’estero, soprattutto Stati Uniti e Asia. ProWein, al contrario ci è sembrata un po’ sottotono, non so se per motivi interni o esterni: da una parte lo sciopero dei mezzi proprio nei giorni della fiera, dall’altra la vicinanza di date a Wine Paris, che costringe i buyer a dover fare una scelta”.
Non ha dubbi Anna Maria Ciccarone di Agriment (il gruppo che si occupa di esportazioni e che riunisce 15 export manager per una cinquantina di cantine clienti): “Chi è interessato ai vini italiani deve venire qui a Verona. Per il resto, noi personalmente, anche per il futuro, faremo una scelta: solo una fiera internazionale tra ProWein e Wine Paris. Sono troppo vicine e costose. A Vinitaly, invece, non rinunceremo”.
Verona torna al centro della scena
“Abbiamo ritrovato un Vinitaly in grande spolvero anche in termini di peso dei partecipanti” sottolinea Giuliano D’Ignazi della cooperativa marchigiana Moncaro “questo ci ha permesso di avere tanti nuovi contatti. Molto più di Wine Paris. Direi che con questa edizione, Verona è tornata al centro della scena”.
Primo anno di uno stand unico per il Consorzio del Garda Doc: “Abbiamo scommesso su Vinitaly per presentarci in uno spazio solo nostro” ci dice il presidente Paolo Fiorini “E siamo stati premiati da tanti appuntamenti sia nazionali sia internazionali”.
Nella dinamica area Bio (Padiglione F) ci sono anche tante new entry: “Questo è il primo Vinitaly come azienda: siamo piccoli e quest’anno siamo riusciti a partecipare grazie a Irvos (Istituto Regionale del Vino e dell’Olio)” ci racconta Maria Genovese di Vigna Nica, cantina della Doc Mamertino nel messinese: “Siamo contenti di essere qua, soprattutto in questo Padiglione che è in grande crescita. È vero che è un po’ defilato, ma proprio per questo viene solo un target mirato, interessato a concludere affari: pochi wine lover, tanti importatori e ristoratori. E qualche nuovo contatto lo abbiamo portato a casa”.
“Bilancio più che positivo” è il commento di Federica Topi della cantina abruzzese Terraviva “abbiamo incontrato tanti stranieri e tanti ristoratori. Unica considerazione nel merito della manifestazione: il Vinitaly ideale dovrebbe durare tre giorni”.
a cura di Loredana Sottile
L’articolo è stato pubblicato sul Settimanale Tre Bicchieri del 6 aprile 2023
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