Valdarno e le zone di produzione, storia di una denominazione dal ‘700 a oggi
I granduchi di Toscana conoscevano e apprezzavano il vino, oltre a produrlo nelle loro tenute. Nel 1716 il Bando Ducale di Cosimo III fissava per la prima volta i confini di quattro zone di produzione d’eccellenza: il Chianti (quello che noi oggi chiamiamo Classico), Pomino, Carmignano e Valdarno di Sopra, il territorio – attraversato dall’Arno – incastonato tra Firenze, Siena e Arezzo, tra Pratomagno e il Chianti Classico.
Negli ultimi decenni s’è parlato più dell’eccellenza di alcuni produttori e dei loro vini che del territorio in sé, che pure vanta un intervento legislativo che precede addirittura il famoso editto del Marchese di Pombal del 1756 che regolamentò la produzione del vino Porto e la classificazione dei vini di Bordeaux del 1855. Nel 2011 infine arriva il riconoscimento della moderna Doc. Qui i produttori hanno deciso di lanciare una sfida al mondo del vino. In queste terre ricche di boschi, campi e uliveti una produzione di qualità si fa da millenni, ma è l’attenzione all’ambiente che oggi fa la differenza. Valdarno di Sopra è la prima denominazione italiana che vede tutti i soci del Consorzio, che rappresenta il 100% della produzione, certificati in regime biologico.
Valdarno di Sopra Day
Certo, si tratta di un piccolo territorio, una ventina di produttori su 11 comuni, ma l’attenzione alla naturalità e alla salubrità dell’ambiente è massima. Di questo e del Disciplinare di produzione (che vorrebbe essere il primo in Italia a prescrivere il regime biologico per tutti i produttori, anche per quelli che verranno) s’è parlato qualche giorno fa al Valdarno di Sopra Day, un evento che il 16 maggio ha richiamato nell’Anfiteatro del Borro a Loro Ciuffenna stampa specializzata, personalità del mondo del vino e della critica enologica nazionale ed internazionale per riflettere sulle prospettive della denominazione e per degustarne i vini.
“I nostri vini hanno successo: siamo a 250mila bottiglie, ma vediamo un aumento costante del 30% l’anno. Siamo una denominazione recente ma in grande crescita” ci dice Ettore Ciancico, produttore di Valdarno di Sopra, con La Salceta, e direttore del Consorzio. “La cultura del biologico è in crescita, e c’è ormai una grande attenzione da parte dei consumatori, italiani come internazionali, per i prodotti che hanno rispetto per l’ambiente, e noi siamo perfettamente allineati” ha dichiarato Luca Sanjust, presidente del consorzio e titolare della Tenuta di Petrolo “il nostro obbiettivo ora è portare questa nostra scelta (siamo al 100% dei produttori e dei vigneti della Doc) all’interno del Disciplinare di Produzione. Impresa ardua, perché a livello ministeriale si paventa un conflitto con la normativa europea quando si parla di obbligo per tutti i produttori. Ma noi contiamo di arrivare a questo risultato passando per la menzione di Vigna, già prevista nel disciplinare, e poi da questa estenderla a tutte le altre tipologie. In Spagna un processo analogo è iniziato con il Cava, dove nella categoria Guarda Superior le uve devono necessariamente provenire da vigneti biologici. Siamo fiduciosi di centrare in breve tempo l’obbiettivo. E saremo i primi in Italia”.
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