Vuoi scoprire di più sul Sake? Ti incuriosisce conoscere nuovi sapori e subire le contaminazioni che il sakè riesce a dare? Sei arrivato nel posto giusto! Noi di Foodtop abbiamo selezionato per te gli 8 migliori Sake tra i più apprezzati per qualità/prezzo dai clienti Amazon! Ma prima di arrivare alla classifica, scopriamo qualcosa in più su questo mito giapponese!
Il Sake è un prodotto simbolo del patrimonio gastronomico giapponese diventato sempre più famoso anche grazie al successo della cucina nipponica nel nostro paese con i suoi ristoranti di sushi e sashimi che ormai spopolano in tutte le nostre città. Il sake non è un distillato come il rum, il whisky o la grappa che conosciamo ma si tratta di una bevanda alcolica ottenuta dalla fermentazione del riso. Più avanti vedremo come è fatto e quali sono gli ingredienti.
Possiamo, però, dire che si tratta di una bevanda che può essere bevuta a tutto pasto e che il sake presenta una gradazione alcolica che varia dai 12° C ai 18°C, un po’ come il vino. Conosciamo insieme cos’è il Sake, come è fatto e quali sono i migliori da scegliere ed acquistare!
Buona lettura…
Cos’è il Sake? Definizione, origini e curiosità
Come siamo soliti iniziare i nostri approfondimenti, partiamo dalla definizione di Sake e per farlo chiediamo supporto alla Treccani che così lo definisce:
sakè s. m. [dal giapp. sake, per tramite del fr. saké]. – Bevanda nazionale del Giappone, che si consuma generalmente calda: è simile alla birra, ma incolore e più alcolica (fino a 12°), fabbricata, almeno in origine, con mosti di riso fermentati con uno speciale enzima.
Treccani
In altre parole il sake è una bevanda alcolica giapponese ottenuta dalla fermentazione del riso con acqua e spore koji-kin, un microrganismo che induce la fermentazione stessa.
Il mito del sakè ha origini molto lontane nel tempo ed è legato alla cultura nipponica da più di mille anni. Il tutto è legato alla coltivazione del riso che in Asia è l’alimento principe da millenni. Non è un caso che alcune teorie sulla nascita del sakè portino alla Cina che successivamente potrebbe essere stato esportato in Giappone. Altra teoria fa riferimento alla coltivazione del riso in umido, iniziata nel terzo secolo, dove la combinazione di riso ed acqua portava a muffa e fermentazione.
Restando nel mondo giapponese è carino sapere che la parola Sake in giapponese sta ad indicare una generica “bevanda alcolica”. Il sake come lo andiamo a descrivere (e bere) è definito Nihonshu che in giapponese significa “alcool giapponese”. Dopo questa curiosità linguistica andiamo a scoprire come viene prodotto il sake o nihonshu!
La produzione del Sake: caratteristiche e gradazione alcolica
Vediamo ora come si produce il sake! Come detto in precedenza, si tratta di una bevanda alcolica ottenuta dalla fermentazione del riso. Più nel dettaglio, però, il sake è composto essenzialmente da quattro elementi: acqua, riso, koji e lieviti. Come processo produttivo il sake può essere paragonato a quello della birra più che alla produzione di vino, nonostante spesso venga definito “vino di riso”.
Il primo elemento è l’acqua. Come per la birra, più l’acqua è pura, più il prodotto finale presenterà maggiore qualità. Molti produttori, per tale motivo, hanno localizzato la loro produzione nelle vicinanze di una fonte d’acqua cristallina. Un po’ come fatto da Angelo Poretti per le sue birre Poretti.
Il secondo elemento è il riso, l’ingrediente principe. Per la produzione del sake vengono utilizzate determinate tipologie di riso che sono definite Sakamai, “riso da sake”, appunto, che vengono prodotte in determinate aree del territorio giapponese. Esse presentano una forma più grande e sono più morbide rispetto al riso da tavola (hanmai) oltre ad un cuore amidaceo maggiore. Ne esistono diverse tipologie che ne determinano sentori e gusto. Un po’ come per l’uvaggio per i vini.
Il riso selezionato viene sottoposto, quindi, ad un processo di lavorazione che prevede come prima fase quella della levigatura esterna attraverso la quale, tramite un processo meccanico, si vanno ad eliminare gli elementi indesiderati come grassi e proteine concentrando, così, gli amidi per la fermentazione. Dopo la levigatura il chicco viene lasciato riposare per diversi giorni. Dopo il riposo entra in scena l’acqua: i chicchi vengono lasciati immersi in acqua per consentirgli di assorbire umidità. Dopodichè è previsto un passaggio di sbollentatura a vapore fino all’ingresso del terzo elemento: il Koji. Altro non è che un fungo in grado di trasformare l’amido in zuccheri per la fermentazione. Esistono tre tipologie di koji, quello utilizzato per la produzione del sake è il koji giallo in quanto gli conferisce un sapore ricco e gradevole.
Infine, l’ultimo elemento è rappresentato dai lieviti per la fermentazione, ossia la trasformazione degli zuccheri in alcol.
Ecco qua il nostro Sake!
Le tipologie di Sakè
Esistono diverse categorie di sake giapponese classificate in base alla percentuale di levigatura o sbramatura del riso e dall’eventuale aggiunta di alcol al termine della fermentazione.
Il grado di levigatura va ad incidere sul prodotto finale, ovviamente. Infatti se la concentrazione amidacea sarà maggiore, avremo dei sapori delicati e fruttati, al contrario in caso di levigatura leggera si otterrà un prodotto dai sentori più umami e lattici. Il grado di levigatura viene espresso in percentuale e viene indicato con la seguente dicitura: Seimai buai. Possiamo affermare che tale percentuale deve essere almeno maggiore al 30%. Al di sotto di questa soglia abbiamo sake di scarsa qualità che vengono definiti Futsushu, che eviterete. Con una sbramatura superiore al 40% avremo un prodotto chiamato Ginjo.
Se la sbramatura raggiunge il 50% il prodotto viene definito invece Daiginjo. Questo rappresenta il prodotto più costoso. Esistono tuttavia altre tipologie con un grado di sbramatura ancora maggiori come il Tokubetsu (60%) dall’ottimo aspetto ed aroma.
L’altra aspetto di classificazione è l’aggiunta o meno dell’alcol. In questo caso distinguiamo il Junmai, quando non c’è l’aggiunta di alcool, ed il Honjozo, quando invece viene addizionato alcol.
I due fattori di classificazione possono anche portare a combinazioni come “Junmai Ginjo”, in caso di sbramatura del chicco pari al 40% ma senza addiziona alcolica. E così via.
Un mondo magico ed affascinante come tutto quello che riguarda il mondo orientale, nipponico in questo caso, che speriamo vi abbia incuriosito.
Sake: la Classifica dei migliori 8 secondo Foodtop | Opinioni, Recensioni e Prezzo
Ora che abbiamo una visione più completa dell’affascinante mondo del Sake possiamo finalmente conoscere quali sono i sakè più apprezzati ed amati. Abbiamo selezionato ben 8 Sake che ben rappresentano la qualità di questo intrigante prodotto giapponese. Non vi resta che provarli e dirci che ne pensate. Ecco a voi la classifica dei migliori Sake di Foodtop!
1 – Kizakura Bijito Sake nihonshu Junmai Ginjo
2 – Kizakura Bijito Sake nihonshu Junmai
3 – Choya Sake
4 – Ozeki Sake Junmai Dry
5 – Sake Sakari Junmai Ginjo
6 – Shirayuki Japanese Sake
7 – Kikumasa Sakè Junmai Kojo
8 – Sake Biden 1999 Invecchiato 15 Year Aged Inoue Gomei Mii
ARTICOLO TERMINATO!
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