Avere tanto vino serve a poco se non si vende ed è per questo motivo che occorre ridurre le rese produttive se si vuole evitare il tracollo del sistema vitivinicolo italiano. Lamberto Frescobaldi, presidente dell’Unione italiana vini, non usa mezze misure. I concetti espressi dall’imprenditore toscano sono quelli che ha ribadito recentemente in diverse uscite pubbliche nei mesi scorsi, ma ora suonano come degli allarmi, dal momento che la vendemmia è iniziata e, come ha evidenziato il sondaggio pre-raccolta del settimanale Tre Bicchieri del Gambero Rosso, l’Italia vedrà certamente i volumi aumentare, probabilmente su livelli standard (intorno ai 45 milioni di ettolitri) rispetto al magro raccolto del 2023, che con 38 milioni di ettolitri è stato il più scarso da almeno 70 anni.
Troppe giacenze e mercato in declino
La riflessione del presidente di Uiv parte dalle giacenze di vino che, a giugno scorso, ammontavano a 46 milioni di ettolitri: un’intera vendemmia. A questo fardello si sommano le difficoltà di un mercato che sta facendo fatica, con cali dei consumi e cambiamento delle abitudini d’acquisto: «Sempre meno vini rossi mentre tengono i bianchi e gli spumanti», riflette Frescobaldi conversando con il quotidiano Il Sole 24 Ore e guardando all’esempio della Francia, dove è in corso un espianto di vigneti a Bordeaux e dove i valori fondiari sono crollati: «Se vogliamo evitare la caduta dobbiamo correre ai ripari ed è necessario che i produttori in campo comincino a tenerne conto».
La stoccata ai Consorzi di tutela
Frescobaldi non le manda a dire nemmeno ai Consorzi di tutela: «In pochissimi hanno scelto di ridurre le rese produttive. Non capisco perché i viticoltori non abbiano voluto utilizzare questa leva di regolamentazione dell’offerta per poi chiedere aiuti alla rottamazione dei vigneti», osserva il presidente Uiv ribadendo la contrarietà della propria associazione all’uso dei fondi per la promozione per una misura d’emergenza come l’estirpazione dei vigneti. su cui secondo Uiv c’è – tra l’altro – un piano mascherato a livello europeo. «Non vogliamo – sottolinea il presidente degli industriali del vino – che la distruzione delle vigne sia finanziata con risorse che servono alla competitività delle imprese».
Riscoprire la vocazionalità dei territori
Come si esce, quindi, da questa situazione? Una delle strade, secondo Frescobaldi, è la riscoperta delle singolarità delle varie zone viticole dell’Italia. «Ci siamo abituati tutti a fare un po’ tutto: bianchi, rossi, spumanti, vini da dessert. Cerchiamo invece – conclude – di riscoprire la vocazionalità dei nostri territori: bianchi del Friuli, rossi di Toscana e Piemonte, passiti in Sicilia. Rilanciamo le nostre distintività».
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