Tra le mille tradizioni liquoristiche italiane, che vanno dagli amari dei monasteri nei boschi fino ai limoncelli in riva al mare, ve ne è una che è profondamente legata alla Toscana e speso poco conosciuta al di fuori di essa. Si tratta del Ponce Livornese, il piccolo rito legato al caffè nato nella città labronica, dove lo si consuma tutto l’anno, e che i turisti dell’entroterra ogni estate ricercano come goloso lusso, quasi un “kept secret” tra toscani che fa sentire uomini di mare anche i più innocui cittadini di Firenze.
Il cugino del punch inglese
Questo prodotto affonda le sue radici nella storia della città portuale, dove ne troviamo le prime tracce già tra il XVII e XVIII secolo. Come si evince già dal nome la sua origine è strettamente legata al punch inglese, diffusosi in città grazie alla presenza della numerosa comunità britannica che qui arrivava dal mare per commerciare e che portava con se i prodotti delle colonie, uno su tutti, il Rum.
Qui in città però il “taglio” tipico dei britannici, ovvero quello fatto con il tè fu modificato con un altro prodotto che arrivava alle banchine sulle navi di paesi lontani, ovvero con il caffè. La secolarizzazione della ricetta e la fantasia dei livornesi con il tempo lo ha trasformato lin qualcosa di sempre più identitario, sostituendo ad esempio il costoso rum delle Antille con quello che venne battezzato “rum fantasia” o più semplicemente in dialetto “rumme,” un liquore locale composto da alcol, zucchero e caramello di colore scuro, occasionalmente aromatizzato con essenza di rum.
Quello che non è cambiato è però come lo si beve. Se entrate in qualsiasi bar di Livorno potrete chiedere un Ponce e in un bicchierino di vetro chiamato “gottino” o “piemontese,” (leggermente più grande di quello per il caffè) vi verrà versato un po’ di zucchero, l’aggiunta di scorza di limone e la versata del rumme nel bicchiere. Con il vapore della macchina espresso, la miscela viene portata ad ebollizione e si completa con l’aggiunta di un caffè.
La produzione del Ponce
Ma se da un lato questo rito quotidiano si è tranquillamente stabilito nelle abitudini della costa, dall’altro l’evoluzione del mondo ha piano piano portato la chiusura in città dei liquorifici storici e delle distillerie, o semplicemente al cambiamento delle leggi (fino ai primi anni del Novecento il rumme era spesso prodotti direttamente dai proprietari dei locali, conformemente alla legge dell’epoca) creando il paradosso che le bottiglie di base necessarie per la creazione della ricetta non fossero più prodotte in città, bensì negli stabilimenti produttivi più prossimi ad essa. E nella regione dei campanili per eccellenza, il sommo smacco è stato che ciò ha significato che dagli Settanta in poi, per decenni la produzione è stata nella città rivale storica, ovvero Pisa.
A riportare il prodotto in città ci ha pensato la Distilleria Elettrico, creata da Fabio Elettrico e gestita insieme al figlio Piercristian. La prima distilleria urbana del capoluogo infatti, aperta da più di dieci anni (prima come liquorificio “Il Re dei Re”, poi con l’aggiunta dell’alambicco è giustamente cambiato pure il nome) pare aver fatto sua la missione di elevare la città attraverso le alte gradazioni, prima con il grande successo del Bitter Amaranto (nome ovviamente atto ad omaggiare il colore cittadino) che ha conquistato 13 medaglie d’oro in tutto il mondo diventando il più premiato bitter a livello mondiale, e ora con questo “ritorno” in città del liquore simbolo.
Un orgoglio che trasuda già dall’etichetta, disegnata dall’artista Alfredo Del Bene che si ispira allo stile di inizio Novecento e suona come una dedica alla città riprendendone alcuni simboli come la bandiera con la scritta ‘Fides’, ma soprattutto che recità in chiare lettere il claim/gioco di parole “Ma Dè in Livorno”, riprendendo il Dè, intercalare dialettale che ogni cittadino labronico usa per enfatizzare o per chiudere le proprie affermazioni. Le prime bottiglie sono già in distribuzione nei bar della costa, ma se avete il dubbio di dove poterlo assaggiare questa estate, non preoccupatevi: la distilleria infatti entro qualche mese aprirà il proprio cocktail bar dove sarà possibile assaggiare questo e tutti gli altri prodotti livornesi a KM zero.
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