La pizza, quella buona e di qualità, si può fare anche al di fuori dell’Italia, in particolare negli Stati Uniti. Margherita contro pepperoni: è da sempre un campo di battaglia senza esclusione di colpi per noi italiani. Oggi, però, lo scontro tra giganti assume una nuova dimensione, con il New York Times che afferma “Come L’America è diventata la Capitale della grande pizza”. Ma può davvero insidiare il dominio della pizza napoletana? Da un lato, c’è la tradizione e la storia di Napoli, con il suo impasto soffice e leggero, il cornicione alto e alveolato, la cottura a legna e gli ingredienti semplici e genuini. Dall’altro, c’è la pizza americana, con i suoi gusti audaci e gli accostamenti stravaganti. Infine, c’è la questione della replicabilità.
Un’icona culturale
Nata in Italia, la pizza ha trovato negli Usa una nuova patria, dove ha subito una trasformazione dando vita a varianti iconiche come la pizza deep dish di Chicago o la tanto discussa pizza con l’ananas. «Oggi basta scorrere e studiare per portare la pizza in qualsiasi città e in qualsiasi posto», afferma sul New York Times Chris Bianco, il pizzaiolo più influente degli Stati Uniti, proprietario della “Pizzeria Bianco” dal 1988. La pizza negli Usa è un alimento di gran successo, e conta ben 90mila pizzerie, confermandosi senza ombra di dubbio in fatto di numeri il regno indiscusso della pizza. Ogni americano consuma in media 13 kg di pizza all’anno, e ben il 93% della popolazione la mangia almeno una volta al mese. Il fenomeno delle pizzerie e degli appassionati chef di pizza è stato solo una conseguenza a una grande domanda di questo prodotto, spinti sempre più dalla reperibilità frequente di corsi, ricettari e video online, che hanno permesso a un vasto pubblico di studiarne le dosi, le cotture e i condimenti italiani.
La rivoluzione della pizza
Un altro fattore importante da tenere conto è il suo costo relativamente basso, sia del prodotto che della gestione, che lo rende un cibo facile, veloce e gustoso. L’enorme popolarità della pizza, unita all’accessibilità economica dell’apertura di una pizzeria e alla facilità di apprendere le tecniche di preparazione, l’ha resa un trampolino di lancio ideale per aspiranti chef e imprenditori in tutta America. Per molti, rappresenta un’opportunità per esprimere la propria creatività culinaria e proporre al pubblico pizze uniche e originali, che si adattino al proprio gusto e alla propria cultura. Leña è una pizzeria del Mississippi con un grande successo.
Se cercate le classiche pizze italiane, troverete la Margherita e la pepperoni (con un nome un po’ strano, “pepperrory”, dal nome di uno dei due soci della pizzeria, Rory). La chef, Marisol Doyle, nel suo ristorante punta a fondere la tradizione della vera pizza napoletana, appresa direttamente a Napoli, con i suoi sapori messicani; ne è un esempio la pizza “sonoran”, con fagioli e salsa jalapeño arrosto fatta in casa. Aperture simili a Leña si ritrovano in ogni angolo del paese, dice il New York Times, che cita anche Pizzeria Sei, la pizzeria neo-napoletana a Los Angeles; Short & Main, una pizzeria-oyster bar a Gloucester, Massachusetts; Yellow, una panetteria-pizzeria levantina a Washington, DC; e il Lincoln Wine Bar a Mount Vernon, Iowa. Ad ogni modo, se la pizza americana possa insidiare il dominio di quella napoletana resta tutto da dimostrare. Sicuramente, però, ha conquistato un ruolo da protagonista di grandi dibattiti nello scenario gastronomico mondiale.
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