In Italia ci sono diverse zone dove il vino affonda le sue radici nella storia molto in profondità. Una di queste è la zona dello stretto di Messina, area nota per la produzione vinicola sin dalla colonizzazione greca, se non addirittura prima con l’azione dei commercianti fenici che facevano la spola da una parte all’altra del Mediterraneo. La stretta lingua di mare che separa la Sicilia dalla Calabria, sicuramente almeno dal X sec. d. C. e sino a metà del XIX era denominata Pharo anche nei documenti ufficiali del Regno delle Due Sicilie e sino all’arrivo della fillossera la provincia di Messina (insieme a quella di Catania) era tra le più vitate dell’intera isola. Ed è qui che troviamo un’interessante piccola denominazione che si chiama Faro.
Il vino della DOC Faro e il territorio
Il Faro è un po’ il vino dei due mari, in quanto viene prodotto su una fascia di terra che si incunea tra Mar Tirreno e Mar Ionio. La zona coinvolta dal disciplinare si sviluppa nel solo comune di Messina, da Giampilieri Marina a Capo Peloro (sono i 32 chilometri della fascia jonica), e da Capo Peloro a Ortoliuzzo (24 chilometri nella fascia tirrenica). Le vigne, come è piuttosto evidente, respirano costantemente le brezze marine che accarezzano le onde, brezze che a volte diventano venti sferzanti che pettinano i filari proteggendoli dall’umidità e quindi anche dalle infezioni. I terreni, tendenzialmente di tipo alluvionale a medio impasto argilloso, formano colline coltivate solo nelle migliori esposizioni, in grado di catturare l’intensa luce mediterranea che contribuisce a caratterizzare la situazione pedoclimatica della zona.
La storia della DOC Faro e i vitigni
Faro diventa una denominazione nel 1976 ed è stata una delle prime DOC del territorio siciliano: attualmente i vigneti della denominazione insistono su soli 25 ettari. I vitigni che concorrono a alla creazione di questo rosso dal solare carattere mediterraneo sono nerello mascalese (dal 45 al 60%) e nerello cappuccio (dal 15 al 30%). Di solito ad accompagnarli c’è il nocera (dal 5 al 10%), altro autoctono locale, ma per i produttori c’è la possibilità di servirsi anche di calabrese (nero d’avola), gaglioppo (mantonico nero) e sangiovese, che da soli, o congiuntamente, non possono superare il 15%. Per ottenere la DOC il vino deve invecchiare almeno un anno, a partire dal 1° novembre dell’anno della vendemmia. Nel 2002 è stato istituito il Consorzio di Tutela che attualmente coinvolge il lavoro di 15 produttori.
I migliori Faro DOC
I vini a denominazione Faro che abbiamo recensito sulla guida Vini d’Italia 2024 sono soltanto tre; cercateli perché il livello qualitativo delle etichette consigliate è davvero molto elevato.
Il Faro ’21 Le Casematte, Tre Bicchieri 2024, è complesso e stratificato al naso dai nitidi profumi di frutta rossa, macchia mediterranea, viola e da una delicata nota minerale-iodata, che trova riscontro in una bocca appena sapida, succosa e speziata e di gran bella persistenza. Nel breve volgere di un decennio la cantina di Gianfranco Sabbatino e Andrea Barzagli è diventata una delle realtà più rappresentative della Sicilia orientale, caratterizzata da una rosa di vini di rara piacevolezza e pulizia, marcatamente territoriali e dall’ottimo rapporto qualità prezzo.
- Faro 2021 – Le Casematte
Il Faro Palari ’18 è un vino di assoluta originalità che ha segnato la storia dell’enologia italiana di qualità: fascinose le tonalità che virano dal rubino cupo al granato, preludio di un naso che regala nuance di ribes nero, gelsi, mirto, tabacco scuro e liquirizia, illuminate da cenni balsamici e minerali; gentili i tannini, bellissima, raffinata e appagante la beva. Una cantina mito quella di Turi Geraci, architetto blasonato e bon vivant, e di suo fratello Giampiero, uomo pratico e fattivo, che vinificano i loro gioielli nella settecentesca villa di famiglia, alla maniera dei più famosi “garagiste” francesi. Siamo fra le scoscese colline che sovrastano lo Stretto di Messina, battute da venti salmastri, che scuotono antiche viti di nocera, nerello mascalese, nerello cappuccio e altre varietà locali, materia prima delle preziose etichette della maison.
- Faro Palari 2018 – Palari
Gradito e atteso ritorno alle finali per il Faro ’20 di Bonavita: maturo, complesso nelle note di macchia mediterranea e composta di gelsi neri su un fine sfondo minerale; in bocca si impone con eleganza, lungo il finale.
- Faro 2020 – Bonavita
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