Le innovazioni dell’agricoltura interessano anche la produzione di olio, fondamentale nel quadro dell’agroalimentare italiano, ma anche minacciata dai cambiamenti climatici e dai parassiti. Gli ultimi anni, infatti, hanno visto la diffusione di metodi e di strumenti importanti per accrescere quantità e qualità, nonché utili ai fini della sostenibilità ambientale. Ma quali sono le novità in questo settore e quali vantaggi si possono prevedere con l’olivicoltura di precisione? Per saperne di più abbiamo coinvolto Claudio Vignoli, sommelier, mastro oleario e socio OLEA – Organizzazione Laboratorio Esperti Assaggiatori – e Giovanni Di Mambro, CMO e cofondatore di Elaisian, azienda che offre soluzioni integrate di smart farming dedicate a uliveti, vigneti e frutteti e che parlando sempre di Food Innovation abbiamo intervistato nel 2019.
L’agricoltura di precisione aiuta l’olivicoltura?
Dal punto di vista agrario, ma anche storico e culturale, l’olivicoltura per l’Italia rappresenta un patrimonio millenario, che non ha mai smesso di evolversi. Nel corso degli anni, e con l’ampliamento del mercato e della concorrenza di area mediterranea, il suo valore economico ha subito cambiamenti considerevoli e una divaricazione sul piano merceologico, come abbiamo visto anche occupandoci di olio contraffatto. Da un lato, infatti, ha conosciuto l’affermazione di produzioni orientate alla quantità e a prezzi più bassi, per rispondere alle crescenti richieste della grande distribuzione. Dall’altro, invece, si è consolidata la ricerca mirata alla qualità, per soddisfare la domanda di oli di alto pregio, rispetto ai quali si è diffusa la consapevolezza sul valore sensoriale e nutraceutico.
Queste due linee produttive, pur essendo opposte, hanno entrambe stimolato il ricorso a soluzioni tecnologiche, decisive sia per contenere i costi sia per ottenere il meglio da quanto la natura è in grado di offrire, nel rispetto dell’ambiente, dei suoli e della biodiversità agricola. Parlando dell’impatto complessivo dell’agricoltura di precisione, Claudio Vignoli ha affermato che “un sistema di questo tipo, ai fini della produzione, può ridurre i costi fino al 20%, a seconda dell’estensione dell’azienda. Mentre le spese vengono ridotte, l’attività di precisione ci permette di aumentare la resa, riuscendo quindi con un impiego minore di risorse a produrre maggiori quantità e ad avere, al tempo stesso, un’influenza positiva anche sulla qualità”.
Metodi e risorse per contrastare i danni dei cambiamenti climatici e dei parassiti
L’agricoltura dei giorni nostri è costretta a fronteggiare le ripercussioni dovute alla crisi climatica – della quale peraltro è corresponsabile – da cui dipendono diversi squilibri, come la maggiore diffusione di parassiti e patologie vegetali. A questo proposito, Giovanni Di Mambro sostiene che “oggi è davvero possibile supportare gli agricoltori in molti modi, con soluzioni specifiche adatte per la singola coltivazione, venendo in aiuto laddove i cambiamenti climatici possono rendere più difficoltosa la gestione di un uliveto o di un vigneto. Le possibilità sono molteplici: da quelle più sofisticate che attingono alle tecnologie di osservazione della terra e che vedono l’utilizzo dei droni e dei satelliti, a quelle più semplici e note, come le trappole per gli insetti infestanti. Tra le più efficaci, vi sono anche le stazioni meteo, che monitorano in tempo reale i dati climatici dei campi e ottimizzano così la giornata lavorativa, segnalando quando è meglio intervenire con trattamenti. Le rilevazioni, infatti, permettono di scoprire in anticipo la presenza di agenti patogeni e di ottimizzare i trattamenti, praticandoli solo quando effettivamente è necessario, con una notevole riduzione di costi”.
Olivicoltura di precisione: soluzioni e differenze in base alle caratteristiche aziendali
Considerando le tante possibilità per la produzione agricola offerte dalle innovazioni citate, viene da chiedersi se la tecnologia sia davvero alla portata di tutte le aziende, e quanto anche le più piccole riescano a beneficiarne. Chiarendo i dubbi in merito, Claudio Vignoli precisa che “la vera discriminante è sicuramente la connettività delle aziende e dell’area dove sono situate, presupposto fondamentale per poter innovare. Quindi, il fattore che differenzia le imprese agricole non è solo la loro dimensione, bensì le infrastrutture presenti nella zona dove operano. Una buona connettività, infatti, è la premessa per facilitare il passaggio delle aziende allo smart farming o agricoltura 4.0”.
Parlando di diffusione tecnologica nelle piccole aziende, Di Mambro aggiunge che “oggi, grazie al credito d’imposta, l’accesso all’innovazione tecnologica è potenzialmente uguale sia per le grandi aziende sia per quelle di piccole dimensioni. Contrariamente a quanto si può pensare, moltissime piccole aziende guardano con curiosità e interesse allo smart farming, specialmente in ottica di risparmio e maggior resa. Queste realtà, essendo molto spesso a conduzione familiare e ormai gestite dalle nuove generazioni, molto preparate sul fronte dell’innovazione, sono sicuramente il target ideale per rendere ancora più efficaci le soluzioni innovative. Il fatto di essere gestite da un unico proprietario, infatti, rende più immediata la capacità decisionale al momento della lettura dei dati”.
Droni in olivicoltura: quando la tecnologia opera dal cielo
Tra le soluzioni smart che si stanno diffondendo in olivicoltura e non solo, un caso emblematico è quello dei droni, velivoli radiocomandati piccoli e leggeri che possono essere sfruttati in vari modi. Sorvolando i campi a bassa quota, infatti, possono trasportare sensori e piccole attrezzature di vario tipo. Questi apparecchi si sono diffusi prima nell’ambito della viticoltura, ma più di recente anche la coltivazione dell’ulivo li ha adottati con successo. Ecco alcune delle operazioni che consentono di svolgere.
1. Operazioni di precisione
La possibilità di differenziare sul campo le azioni da svolgere sulle piante è una delle caratteristiche qualificanti per l’agricoltura di precisione. Rispondendo a questa necessità, i droni consentono appunto di veicolare le informazioni per gestire in maniera variabile gli alberi in base alle singole esigenze, al fine di ottenere produzioni omogenee. Occorrono infatti dati puntuali sulle piante per poter fornire acqua, operare potature o altro. Sorvolando l’uliveto con videocamere e sensori di vario tipo, il drone si rivela quindi un ottimo ‘messaggero’ su ciò che succede sui terreni. La forma e il volume delle chiome degli alberi e la loro esposizione al sole, ad esempio, sono indicatori importanti e di cui tener conto.
2. Fertilizzazione e protezione delle piante
Seguendo lo stesso principio, anche la fertilizzazione può essere mirata, perché anziché applicare la stessa dose di concime su tutto il terreno la si può modulare sulle effettive necessità degli alberi. Ci si potrà dunque concentrare su quelli meno vigorosi, risparmiando tempo e materiali. I dati raccolti sul campo permettono anche di individuare le piante in sofferenza, a causa di patogeni o parassiti. In questo secondo caso è anche possibile applicare gli agrofarmaci a dose variabile. Anche se in base alle norme vigenti non è consentito l’uso di velivoli per la diffusione di antiparassitari – come invece avviene negli Stati Uniti – è in fase di studio la possibilità di fare ricorso ai droni per piccole irrorazioni mirate, limitando quindi la dispersione in ambiente di questi prodotti.
3. Stime sulla produttività e impollinazione
Le rilevazioni dei droni risultano utili anche per stimare la produttività dell’impianto, grazie alle immagini dall’alto delle piante, partendo dal riconoscimento delle olive sull’albero e dal calcolo ipotetico di quelle presenti nella chioma. Un’altra funzioni interessante eseguibile con i droni è l’impollinazione artificiale, attraverso una tecnica sperimentale che prevede la raccolta di polline, la miscela di questo con un materiale inerte simile per granulometria, e infine l’aspersione sugli alberi.
Olivicoltura e sostenibilità: la coltivazione ad altissima densità
Parlando di olivicoltura sostenibile, infine, la cosiddetta ‘altissima densità’ degli impianti – un sistema superintensivo che prevede uliveti su filari visivamente simili a vigneti, con piante a cespuglio ed elevata ingegnerizzazione dei processi agricoli – offre maggiori garanzie di sostenibilità sia agronomica, sia economica, che ambientale, riducendo i consumi energetici e di risorse, i costi produttivi, la produzione di rifiuti e le emissioni. Se ben realizzata e mantenuta, la vicinanza delle piante non favorisce malattie fungine e parassiti, come talvolta si teme. Questo tipo di coltivazione consente la meccanizzazione della raccolta e della potatura, mentre è indispensabile l’irrigazione localizzata a goccia. La concimazione, la difesa fitosanitaria e la gestione del suolo, invece, non varia significativamente rispetto a quella dell’oliveto intensivo. In sintesi, ecco quali sono i vantaggi di questo sistema, già diffuso in Spagna e Israele, ma anche in Puglia:
- aumenta la redditività dell’impianto, con un rapporto costi/benefici migliorato e la possibilità di contenere il prezzo finale dell’olio;
- l’uliveto entra in produzione a partire dal terzo anno di età, con volumi e qualità più stabili nel tempo;
- i consumi idrici e l’impronta ecologica del sistema, nel complesso, si riducono.
Per ottenere tutti i vantaggi dell’olivicoltura ad altissima densità – che si sposa bene anche con l’agricoltura biologica – è fondamentale condurre l’uliveto secondo i criteri di efficienza della moderna frutticoltura, ovvero considerando l’ulivo al pari delle altre specie arborea da frutto.
Avevate già sentito parlare delle nuove tecnologie applicate nell’olivicoltura?
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L’articolo Metodi e tecnologie all’avanguardia con l’olivicoltura di precisione sembra essere il primo su Giornale del cibo.
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