La sfida del vino: Italia Francia a confronto
È innegabile che il mondo del vino (Italia inclusa) sconti una certa sudditanza nei confronti della Francia. Balza subito agli occhi quella a livello commerciale: perché va bene produrre tanto vino ed essere i primi in classifica tra i Paesi produttori, ma poi quello che conta davvero è il prezzo a cui quel vino viene venduto. Giusto per fare il paragone “tra noi e loro”: l’Italia nel 2022 ha prodotto 49,8 milioni di ettolitri di vino, la Francia qualcosa in meno, 45,6 milioni; ne abbiamo mandato all’estero ben 21,9 milioni di ettolitri; i cugini molto meno, 14 milioni; il dato importante però è che loro da tutto questo hanno guadagnato 12,3 milioni di euro, noi “solo” 7,8 (dati OIV). Perché questa differenza? Le motivazioni sono tante e non è questo il posto per declinarle tutte. Certamente i francesi, storicamente, non hanno iniziato prima degli altri a produrre vino. Anzi. Le prime vigne sono arrivate alle popolazioni galliche viaggiando con le legioni dell’Impero Romano: banalizzando, e parecchio, siamo stati noi a insegnargli a fare il vino. Il fatto è che la Francia ha creduto prima di tutti gli altri nel suo prodotto, ha iniziato prima di tutti a venderlo in bottiglie e a farlo viaggiare nel mondo, cercando di aumentare sempre di più il prestigio e provando a non svalutarne mai il prezzo. Tutto ciò ha contribuito a creare una sorta di alone mitologico intorno alle etichette che si riflette anche nel lessico che utilizziamo per parlare del vino.
Le parole francesi nel linguaggio del vino
Qui sotto abbiamo creato un piccolo glossario con le parole francesi che si ritrovano più spesso sulle etichette dei nostri vini o sulla bocca di chi le racconta.
Terroir
È una delle parole più inflazionate; tutti quelli che comunicano il vino hanno trovato una sponda nel “terroir” prima o poi. Che, attenzione, non significa “territorio”. Il lemma descrive un concetto più vasto, che abbraccia sì il territorio, ma anche il terreno, il clima di una determinata zona, la commistione di queste caratteristiche con un determinato vitigno e, non ultimo, la mano dell’uomo che storicamente si è dedicata alla trasformazione di tutto questo complesso di cose in vino.
Vigneron
Qui in realtà si potrebbe utilizzare tranquillamente il corrispettivo italiano “vignaiolo”, ma in francese fa più figo: pura esterofilia.
Bouquet
Anche questo è un termine che può essere intercambiabile con tante altre espressioni italiane. Il bouquet è il “mazzo” generalmente di fiori; si utilizza per descrivere l’insieme degli aromi di un vino.
Cru
Anche questo è uno dei termini che più vengono utilizzati in Italia, e nel mondo, quando si parla di vino. Cru è il participio passivo sostantivato del verbo croître, “crescere”; quindi letteralmente è “ciò che cresce”. È passato a indicare uno specifico vigneto, o anche una sua piccola parte ben precisa, in una determinata zona a particolare vocazione vinicola, il tutto individuato da una qualità maggiore riconosciuta. I più famigerati sono quelli di Bordeaux e Borgogna; negli ultimi anni, distizinzioni simili, sono state fatte anche in alcune denominazioni italiane: per esempio afferiscono a questo concetto le Menzioni Geografiche Aggiuntive nel Barolo e nel Barbaresco.
Blanc de blancs, blanc de noirs
“(Vino) bianco da uve bianche” e “bianco da uve nere”: è innegabile che in francese suoni parecchio meglio. E forse è il motivo per cui tanti produttori di spumanti italiani, e non solo, scrivono così sulle loro etichette. Ovviamente la locuzione è diventata di uso comune grazie al prestigio (storico) dello Champagne.
Rosé
In italiano lo traduciamo con “rosato”. Ma i due termini sono del tutto interscambiabili, tanto che il lemma francese è contemplato in diversi disciplinari di produzione.
Cuvée
È il risultato delle operazioni di tagli di vari vini, anche di diverse annate, solitamente alla base degli spumanti Metodo Classico, ma non solo.
Perlage
È quel filo di bollicine di anidride carbonica che si forma nel calice degli spumanti; più sono fini e continue, più sono eleganti e ben definite.
Brut
Il termine deriva direttamente dal latino “brutus”, che può significare anche “genuino”. In francese, e poi in tutte le altre lingue, è utilizzato per indicare un basso dosaggio di zuccheri in uno spumante. Per quanto riguarda il dosaggio poi, sono utilizzate spesso anche altre due locuzioni francesi: è il caso di “dosage zéro” e “pas dosé” (entrambe indicano la totale assenza di zuccheri nella cuvée).
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