Arrivo a Palazzo Theodoli, in piazza del Parlamento a Roma, in taxi. L’occasione è la presentazione del libro Biodinamica, Stregoneria o Agroecologia? curato da Stefano Masini per Slow Food Editore. Il tema è caldo, la materia è in attesa di essere normata e legittimata, dopo che solo due anni fa – ai tempi del DDL 988 – spaccò il fronte politico e scientifico. La sala è gremita. Entro e consegno il documento per l’accredito, check in e controlli. “Lei non può entrare”. Penso a una battuta. Al secondo richiamo il tono si fa decisamente più grosso: “gli uomini senza giacca non possono entrare, la prego di uscire”. All’esterno i sampietrini sono lì lì per fondersi, sono le 5 del pomeriggio.
Nella mia stessa condizione ci sono altri sei giornalisti, qualcuno pensa di andare a comprare una giacca alla buona nella vicina via del Corso, fa due conti, poi desiste e sbuffa. Attendiamo pochi minuti per un intervento del direttore di sala; nessuna deroga al protocollo. In Sala Matteotti gli uomini non possono entrare senza giacca, quelle di cortesia sono andate sold out in pochi istanti. Sull’invito dell’evento non ci sono riferimenti al dress code, il fattore era dato per scontato; Palazzo Theodoli è una struttura esterna della Camera dei deputati.
La biodinamica in giacca è un segno dei tempi
In questa mia disattenzione s’infila il contrasto netto tra i due mondi. Visioni agricole olistiche, preparati biodinamici e la fierezza di chi sostiene che l’oro vitale sia nello sterco degli animali, da una parte, chi fa della forma la sostanza, dall’altra. La giacca applicata alla biodinamica ha un alto valore simbolico, lo strumento per uscire dalle accuse di stregoneria, dalle risate sul cornoletame, riprendendo tradizioni arcaiche che sembrano sempre più un modello per il futuro. In fondo è davvero una questione di presentazione, la prospettiva è cambiata: parlare di agricoltura biodinamica oggi è un tema da black tie.
A proposito di dress code, negli eventi targati Demeter, l’associazione che solo in Italia riunisce e certifica oltre 700 aziende biodinamiche, garanzia per il consumatore nel mare magnum del naturale, l’abbigliamento è solitamente da studio antropologico: stivali e Birkenstock, abbinamenti insoliti come mani sporche di terra e suv di ultima uscita. Nei palazzi della politica la musica cambia. In streaming ascoltiamo le confessioni dell’onorevole Marco Cerreto, Capogruppo Commissione Agricoltura alla Camera. “Non so dire se la biodinamica sia scienza o fantascienza, consumo da anni prodotti biodinamici e non mi è mai successo niente di male”. Una sintesi tra la galassia biodinamica e quella politica è possibile? Mi fermo a uno dei wine bar più vicini al Parlamento, Retrovino, scaffali colmi di vini biodinamici, poi riprendo la via di casa. Alla prima libreria Feltrinelli mi assicuro il libro in questione.
Biodinamica: la premessa
In un passaggio della premessa, firmata da Stefano Masini e Carlo Petrini, il succo del discorso.
“Qualcuno, ammaliato dai ritmi dell’agricoltura industriale dai meccanismi progressivi della sua crescita tecnologica, riduce scientificamente la portata della biodinamica a una testimonianza di folclore, facendone una pratica derisa se non detestata. Per introdurre pregiudizi e diffondere la resistenza a superstizioni? Oppure per manifestare il disagio nei confronti di agricoltori indisponibili a piegarsi alle pretese del mercato? Stregoneria o agroecologia: ci si interroga su questa falsa alternativa nei palazzi della politica, mentre i consumatori ne decretano il successo negli scaffali dei supermercati”.
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