Diciamolo subito: i soldi alle imprese agricole e vitivinicole non sono arrivati e non è possibile arrivino in tempi brevi. Per chi in Emilia-Romagna è stato colpito dall’alluvione del maggio 2023, oltre agli straordinari per salvare il salvabile, in un anno particolarmente sfortunato, c’è da esercitare la pazienza, almeno fino a primavera 2024. Restano lunghi e articolati i passaggi burocratici per fare domanda di risarcimento, sono necessarie diverse perizie per certificare il danno subito, ci sono da considerare i tempi di verifica e anche le disponibilità finanziarie di un Governo che, tra il primo e il secondo Decreto Alluvione (convertito nella legge 100/2023), ha messo a disposizione una somma complessiva di 4 miliardi di euro in tre anni.
Purtroppo, l’incastro di leggi e regolamenti a cui le imprese devono fare riferimento ha disegnato un percorso a ostacoli in un periodo già complicato dalla congiuntura economica e dalla crisi dei consumi, che rischia di impattare sulla competitività.
Il settimanale Tre Bicchieri ha provato a fare un punto, a circa cinque mesi da quella mezzanotte del 15 maggio, che sarà ricordata per i 350 milioni di metri cubi d’acqua caduti nel giro di pochi giorni, capaci di trasformare e mettere in ginocchio un territorio comprendente cento comuni, provocare 16 vittime e l’esondazione di 23 fiumi con oltre mille frane, soprattutto nelle aree collinari.
Sei mila ettari colpiti
Per tutto il settore primario emiliano-romagnolo, che supera le 55mila imprese, il quadro è stato da subito difficile, con danni ingenti che gli uffici regionali hanno quantificato in oltre 910 milioni di euro. Nel vitivinicolo (2.753 cantine, 16mila aziende viticole e 53mila ettari), circa l’8% delle imprese (1.287) ha inviato la segnalazione di danni per l’alluvione, per complessivi 6mila ettari di vigneto.
Scendendo sui territori, tra le province più colpite c’è stata Ravenna, con oltre 800 imprese agricole alluvionate, seguita da Forlì-Cesena (349), Bologna (80), Rimini (28), Ferrara (9) e Modena (8). Finora, la giunta guidata da Stefano Bonaccini ha approvato la mappa delle delimitazioni territoriali dei danni subiti in agricoltura e l’ha inviata al Masaf, in base alla legge 100 del luglio 2023.
Per tutta l’agricoltura, nell’immediato, la Regione ha potuto mettere sul tavolo 50 mln per le perdite delle produzioni vegetali (gestiti tramite Agricat, fondo mutualistico nazionale introdotto nel 2021) e 50 milioni di euro destinati alle produzioni zootecniche. Altri 100 mln di euro sono in capo al fondo di crisi gestito da Agrea (l’agenzia regionale per le erogazioni in agricoltura) e 21 milioni di euro di risorse del Psr. In tutto, sono stati annunciati 221 milioni di euro ma appare già chiaro, come sottolineato dall’assessorato all’Agricoltura, che si tratta di una cifra “molto lontana da quella necessaria per coprire tutte le perdite”.
Tra frane e peronospora
In viticoltura, i danni maggiormente rilevati sono legati principalmente alla morte degli impianti, in particolare quelli più giovani. Le cantine hanno subito, poi, danni commerciali per le centinaia di frane e per l’interruzione delle strade, come accaduto ad esempio nei territori tra Modigliana e Brisighella (vedi box 1) e, non da ultimo, per la peronospora della vite che si è scatenata nelle settimane post-alluvione per l’impossibilità di fare i trattamenti.
La conta definitiva, si apprende dai tecnici dell’assessore Alessio Mammi, potrà essere fatta una volta che si conoscerà il dato delle dichiarazioni vendemmiali obbligatorie che scadono il 30 novembre.
Meno uve raccolte
A guardare, infatti, ai volumi di vino attesi per l’Emilia-Romagna in questo 2023, il settore vitivinicolo deve fare i conti con un calo tra 10% e 15%, principalmente per le gravi conseguenze dell’alluvione. Colpite, in modo particolare, la collina e le pianure verso l’Adriatico, mentre nella pianura del centro-nord della regione è andata meglio.
Il Consorzio vini di Romagna descrive una situazione a due facce, con una produzione stabile sul 2022 per i vigneti cooperativi in pianura, nonostante le intense grandinate e i tre giorni di temporali e trombe d’aria nel Ravennate dal 19 al 21 luglio scorso, e una collina più penalizzata da grandine, inagibilità di strade, vigneti e attacchi peronospora.
Come ha spiegato il presidente Roberto Monti, la riduzione dei volumi di uve in alcuni casi è stata pesante: “In media, la stima per le imprese di collina è compresa tra -15% e -20%. Invece, a livello qualitativo, le uve sono apparse perfette ovunque, anche nelle vigne con rese per ettaro più alte e non destinate a produzioni Dop”. Una sorta di “miracolo di san Trebbiano”, per usare le parole dello stesso Monti, in una situazione però difficilissima da molti altri punti di vista.
Pochi soldi e tanta burocrazia
“Sul fronte dei ristori siamo a zero”. Le parole del presidente di Confcooperative FedAgriPesca dell’Emilia-Romagna, Raffaele Drei, sintetizzano un quadro a tratti paradossale. Per le imprese che hanno subito perdite si tratterà mettersi l’anima in pace, attendere dei mesi e sopportare le pastoie di una burocrazia che non solo non ha rispettato i tempi promessi dalle istituzioni ma che invece di unificare le misure di ristoro, semplificandole, le ha spalmate su diversi livelli.
Il risultato, denuncia il sindacato agricolo, è che i produttori si trovano a dover presentare diverse domande di aiuto (almeno tre) per altrettante misure legislative: dal fondo Agricat, passando per il Psr (per il quale si cercano risorse tra quelle inutilizzate da altre Regioni italiane) fino all’atteso nuovo decreto del Commissario per la ricostruzione.
A poco è servito il recente versamento (bonus una tantum) effettuato dall’Inps sui conti correnti dei coltivatori diretti per il periodo di fermo delle attività da giugno in poi (che vale da 500 a 3mila euro pro-capite): un palliativo che non risolve di certo l’impatto sui bilanci dovuto ai mancati introiti. Anche perché in questo calderone ci sono sia i piccolissimi produttori sia quelli con centinaia di ettari allagati, che hanno visto distrutti interi raccolti.
I danni alle produzioni
È un po’ tutta l’agricoltura, non solo il vitivinicolo, a trovarsi in tale condizione. Danilo Verlicchi, direttore di Confagricoltura Ravenna, ricorda che per quanto riguarda i ristori per la sola perdita di produzione legata agli effetti sulle colture (la fetta più grande del danno da alluvione), il Governo, attraverso il Masaf, ha approntato da subito una misura utilizzando la piattaforma Agricat, includendo anche le imprese non assicurate.
Le domande sono state inoltrate durante l’estate ma c’è stato bisogno di ulteriori documenti: “Se tutto andrà bene, in queste settimane saranno avviati i controlli e i soldi dovrebbero arrivare alle imprese tra marzo e aprile 2024”, sottolinea Verlicchi. Come se non bastasse, c’è da affrontare il tema dell’aggiornamento delle tabelle su cui il fondo Agricat basa i rimborsi alle imprese: “Non sono calcolate sul valore della produzione e non prendono in considerazione i costi della raccolta. Se, per esempio, il valore tabellare di un ettaro piantato ad albicocco è di 8mila euro, all’agricoltore spetta il 10%, ovvero 800 euro.
È chiaro” come sottolinea Drei (Confcooperative FedAgriPesca) “che si deve fare un aggiornamento”. Si spera nell’ottenimento di un plafond dedicato, che vale circa 50 milioni di euro, e che dovrebbe consentire di derogare agli attuali importi tabellari di Agricat.
I danni alle strutture
Decisamente più lungo l’iter dei ristori per i danni strutturali. La procedura per la presentazione delle domande ha preso il via ai primi di ottobre ma da subito si sono presentati degli intoppi. Ad esempio, per un vigneto franato, evidenzia Confagricoltura, vige il blocco del reimpianto in attesa di una perizia tecnica di tipo geologico: “Ma si trovano poche figure di geologi in grado di soddisfare l’attuale domanda delle imprese. Inoltre, si tratta di perizie molto delicate per cui c’è bisogno di adeguate tempistiche”, osserva Verlicchi.
Con la macchina dei ristori che procede a rilento, l’assenza dal mercato di determinati prodotti provoca, naturalmente, un effetto sostituzione da parte dei concorrenti e una perdita di competitività. Un fardello che sta pesando soprattutto sul settore ortofrutticolo, che sta pagando un prezzo molto caro, secondo FedAgriPesca.
“Per il vino, invece” spiega il presidente Drei “si tratta di è un processo più limitato, dal momento che i cicli sono più lunghi e che l’attuale situazione di calo produttivo può essere compensata dalle giacenze”. Sulla competitività, inoltre, incide e non poco il peso dei contributi fiscali e previdenziali dovuti dalle imprese agricole.
Dopo l’alluvione di maggio, il decreto 61 emanato dal Governo ha previsto la sospensione a partire da giugno. L’esenzione è valida fino al 20 novembre prossimo. Dopo tale data, in mancanza di un intervento legislativo, per le imprese scatterà l’obbligo di versare i contributi arretrati: “Sarebbe una mazzata per le aziende, una vera beffa” rimarca Drei, ricordando che FedAgriPesca sta sollecitando un intervento ad hoc in tutti i tavoli di confronto tra imprese e istituzioni: “La rateizzazione sarebbe un aiuto, ma se le imprese non hanno fatto la raccolta in questo 2023 sarebbe più opportuno prevedere una contribuzione ridotta per almeno due anni”.
L’appello al Governo
L’assessore all’Agricoltura della Regione Emilia-Romagna, Alessio Mammi, riflette sulla crisi climatica e si rivolge alle istituzioni: “Ogni sei mesi mi trovo ad affrontare un problema serio o una crisi prodotta dai cambiamenti climatici. E gli effetti li abbiamo sotto gli occhi ogni giorno: gelate tardive, alluvioni, fitopatie, siccità: sono davvero tanti i drammi che si abbattono sulle produzioni agricole, e i vigneti non fanno eccezione”.
Poi l’appello all’esecutivo di Giorgia Meloni anche in vista dell’imminente passaggio in Parlamento della nuova legge di bilancio: “C’è bisogno che il Governo intervenga con proprie risorse e deroghe al decreto legislativo 102/2004 in materia di indennizzi agli agricoltori”. Guardando al futuro, infine, Mammi individua due modalità per fronteggiare i cambiamenti del clima in agricoltura: “Attivando sistemi di protezione meccanica sulle produzioni e insistendo sulla ricerca e sperimentazione in campo, per trovare soluzioni innovative e rendere le produzioni più resistenti. Come Regione”, conclude, “stiamo finanziando entrambi i tipi di intervento”.
L’articolo completo è stato pubblicato sul Settimanale Tre Bicchieri del 19 ottobre 2023
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