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Food. Il cibo e l’industria alimentare nella quinta Biennale Foto/Industria

Non solo piacere, emozione, poesia, ma anche fatica, sudore, pratica. È con questo sguardo che la quinta biennale Foto/industria racconta il mondo del cibo. Fuori dalla retorica sdolcinata e dai sentimentalismi che legano il cibo alla memoria emotiva e alle tradizioni domestiche, fuori anche dalle declinazioni più edonistiche e ri-creative della gastronomia contemporanea, il focus delle 11 mostre che compongono questo mosaico fotografico, è l’industria alimentare. Sempre poco raccontata, ma con un enorme impatto sociale, economico, lavorativo, politico.

VIVIEN SANSOUR 05 Palestine Heirloom Seed Library Vivien Sansour. Palestine Heirloom Seed Library
Vivien Sansour. Palestine Heirloom Seed Library

“Il cibo è un fondamentale indicatore per analizzare e comprendere intere civiltà” scrive il direttore artistico Francesco Zanot nel testo introduttivo del Photo book / Ricettario della Biennale, volume che accompagna la mostra. “Le modalità attraverso cui gli alimenti vengono prodotti, distribuiti, venduti, acquistati e consumati sono in costante cambiamento e racchiudono pertanto alcuni caratteri distintivi di un’epoca, un periodo storico o un ambito culturale e sociale”. Pertanto sono specchio di una società che contribuiscono a (tras)formare. Non a caso abitudini, tradizioni, episodi legati al cibo hanno in sé una forte valenza simbolica, perché lungi dall’essere solo un nutrimento che risponde a un bisogno fisiologico primario, il cibo è anche un linguaggio, e come tale sprigiona o nasconde (secondo i casi) significati multipli: “Il cibo può fare emergere ripetuti e costanti collegamenti tra percezione e memoria, e quando viene fotografato, si trasforma analogamente in una rete di simili connessioni e relativi ordini simbolici”. Si tracciano, dunque, delle intersezioni tra il linguaggio del cibo e quello fotografico: “Come la fotografia, gli alimenti incorporano e diffondono messaggi. Il risultato è un cortocircuito: qualsiasi fotografia del cibo è il frutto di una sorta di processo di ri-mediazione”. È questo uno dei concetti chiave attorno a cui si snoda il percorso espositivo che articola diversi snodi semantici: il rapporto con la tecnologia, la sicurezza e il pericolo, la contaminazione frutto dell’incontro tra i popoli in epoche e luoghi diversi.

Henk Wildschut

Foto/Industria: i temi

Dalla Germania dei primi del ‘900 all’Italia del dopoguerra, dall’industria dolciaria a quella delle conserve ittiche, dai mercati del mondo ai diner americani, dal boom economico alle trasformazioni introdotte dall’avanzare della tecnologia. Le mostre percorrono un secolo di storia della produzione del cibo, illuminando angoli specifici di un mondo con il quale abbiamo una relazione quotidiana ma silente che impatta in modo decisivo sull’ambiente naturale, umano, sociale: “ogni lavoro qui presentato costituisce un caso-studio. Non si mangia soltanto con la bocca e con lo stomaco. Si mangia anche con il cervello e con tutti i sensi”. Così questa mostra punta a innescare una serie di riflessioni che scandagliano la complessità della questione alimentare, nei suoi risvolti di ordine filosofico, biologico, storico, scientifico, politico ed economico, che si connette con temi di stringente attualità: la questione demografica, il cambiamento climatico e la sostenibilità.

Bernard Plossu. Troisgros, Roanne
Bernard Plossu. Troisgros, Roanne

Foto/Industria: 11 mostre, 11 artisti

Tre gli artisti italiani: Ando Gilardi: Fototeca combinazione di reportage fotografici e materiali estratti dal pioneristico archivio iconografico che ha fondato nel 1959 (al MAST, fino al 2 gennaio 2022). Maurizio Montagna: Fisheye, progetto dedicato al fiume Sesia e alla sua valle (Collezione di Zoologia del Sistema Museale di Ateneo – Università di Bologna). Lorenzo Vitturi: Money Must Be Made, Balogun, il mercato di strada di Lagos in Nigeria, uno dei più grandi del mondo (Palazzo Pepoli Campogrande – Pinacoteca Nazionale di Bologna).

Ando Gilardi. raccoglitrici di zucche, Fototeca Gilardi
DONNA due giovani raccoglitrici di zucche, ne portano via una ciascuno trasportandola sulla testa. fotografia di Ando Gilardi (parte della mostra Olive e bulloni – Ando Gilardi Lavoro contadino e operaio nell’Italia del dopoguerra 1950-1962) Qualiano (NA) 1955 circa

Otto gli stranieri: Hans Finsler, Schokoladenfabrik (1928) serie su commissione dell’azienda dolciaria Most (Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna Genus Bononiae – San Giorgio in Poggiale). Herbert List: Favignana, 41 immagini sulla mattanza dei tonni del 1951 (Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna Genus Bononiae – Palazzo Fava, salone “Mito di Giasone e Medea”). Bernard Plossu: Factory of Original Desires, ritratti di persone e cibo nella quotidianità (Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna Genus Bononiae – Palazzo Fava, sale “Le avventure di Enea”). MishkaHennerIn the Belly of the Beast  sul rapporto tra uomo, animali e tecnologia in un processo incessant di consumo, digestione e scarto (Palazzo Zambeccari – Spazio Carbonesi). Takashi Homma: M + Trails (Padiglione dell’Esprit Nouveau). Henk Wildschut: Food, sulle più avanzate tecnologie dell’industria alimentare sviluppate per aumentare il volume della produzione (Fondazione del Monte di Bologna e di Ravenna – Palazzo Paltroni). Jan Groover: Laboratory of forms, retrospettiva a partire dalle celebri nature morte riprese nella cucina della sua abitazione, in dialogo con le opere di Giorgio Morandi nelle sale del MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna (fino al 2 gennaio 2022).  Vivien Sansour: Palestine Heirloom Seed Library, progetto per salvaguardare antiche varietà di semi e per proteggere la biodiversità (Palazzo Boncompagni).

Foto/Industria. Il libro e gli eventi collaterali

A corredo della Biennale un programma di eventi: visite guidate con gli artisti, talk, workshop di fotografia, performance, proiezioni, tavole rotonde e attività didattiche. Inoltre accompagna il progetto un volume, non solo catalogo, è un libro ibrido: metà volume fotografico e metà ricettario. Scritto in doppia lingua – italiano e inglese – vuole indagare la complessità del mondo alimentare che ci nutre al punto di vista organico e culturale definendo non solo il singolo individuo ma anche l’ambiente umano, sociale, economico e culturale cui fa riferimento. Alle opere degli 11 artisti protagonisti della Biennale, fanno da controcanto le ricette dello chef e scrittore Tommaso Melilli.

Food. Foto/Industria 2021 V Biennale Di Fotografia Dell’industria E Del Lavoro – Bologna – dal 14 ottobre al 28 novembre 2021 – www.fotoindustria.It 

 

 

a cura di Antonella De Santis

 

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