Bisogna tornare indietro alla crisi dei mutui subprime, ovvero al 2009, per trovare cifre simili a quelle registrate dall’export di vino francese. Che il mercato del vino avrebbe presentato il conto a tutti i grandi Paesi produttori ed esportatori era ampiamente prevedibile dai numeri che sono iniziati a circolare a inizio 2023, ma la negatività della performance è più chiara se si guarda alle elaborazioni su base doganale pubblicate da Business France, agenzia francese per l’internazionalizzazione delle imprese. L’ente governativo ha fatto un quadro del paese transalpino e dei suoi competitor, da cui emergono segnali negativi pressoché ovunque: Italia (-1% a 2,1 miliardi di litri), Spagna (-4% a 2 mld/l), Cile (-18% a 0,68 mld/l), Australia (-3% a 0,62 mld/l), Sud Africa (-20% a 0,35 mld/l). Non si discosta la Francia, appunto, che perde il 9% in volume (1,28 mld/l di vino) e il 3% in valore (12 mld di euro). Secondo il responsabile vini di Business France, Adrien Boussard, si tratta della peggiore annata dal 2009 in termini di volumi esportati: «Rispetto al 2009, anno caratterizzato dalla crisi dei subprime, nel 2023 non c’è stata un’analoga crisi economica bensì una crisi inflattiva, sostenuta da una congiuntura economica negativa».
Male i grandi Paesi clienti, meglio l’export di prossimità
I vini francesi hanno, pertanto, sofferto nelle principali destinazioni storiche. La Germania, prima destinazione, ha perso l’8%, gli Stati Uniti il 13% a causa degli effetti dell’overstocking (acquisti eccessivi rispetto alle relative necessità del mercato) registrato nel 2022, il Regno Unito il 6%. Male, nei volumi, anche Belgio (-5%), Paesi Bassi (-9%), Canada (-10%), Giappone (-14%) e Cina, con un vistoso crollo del 26%. Come evidenziato dallo stesso Boussard, in un’analisi riportata dal quotidiano Vitisphere, i vini francesi hanno resistito meglio nei mercati europei più vicini, rispetto a quelli cosiddetti da lunga esportazione. Considerando, poi, gli andamenti dei fatturati nel 2023, i segni negativi sono meno pesanti rispetto ai trend sulle quantità esportate. Nel dettaglio, gli Stati Uniti hanno perso nel 2023 l’8%, la Germania il 2%, il Belgio il 3% e il Giappone il 5 per cento. Stabile la Gran Bretagna. La riduzione dei volumi ha determinato, di conseguenza, incrementi del prezzo medio per Champagne (-11% nelle quantità e -1% a valore), Dop fermi (-10 a volume e -4% a valore), Igp (-8% a volume e -4% a valore) e vini senza Indicazione geografica (-6% e -1%).
Le performance delle Doc territoriali
Analizzando, infine, le performance territoriali, tutte le grandi Doc sono in negativo. Tra queste, Bordeaux (-12%), Borgogna (-7%), Provenza (-12%), Languedoc-Roussillon (-16%), Alsazia (-12%), Beaujolais (-16%), Vallée du Rhone (-10%), Sud Ovest (-7%). Considerando i vini Igp, Business France segnala il -8% di Pays d’Oc, il -14% dei vini di Languedoc-Roussillon e il -20% della regione Sud-Ovest. In controtendenza, la Val de Loire con -5% a volume sui vini Dop ma con un +6% a valore, e con un +1% in volume sui vini Igp accompagnato da un +4% nel giro d’affari. Altra eccezione, infine, i vini Igp Terres du Midi (+37% a volume e +53% a valore).
La versione completa di questo articolo è stata pubblicato sul Settimanale Tre Bicchieri del 28 marzo 2024
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