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Crolla il raccolto di uve per la Doc Sicilia: in due anni produzione dimezzata

Chiudere la vendemmia 2024 con una qualità delle uve definita eccellente e storica dal punto di vista qualitativo è una sorta di consolazione, rispetto a quello che è accaduto ai volumi di questa annata. A metà luglio, il Consorzio di tutela della Doc Sicilia aveva preannunciato una difficoltà legata al clima siccitoso e all’assenza di precipitazioni. Il mese di agosto, poi, contrariamente a quanto auspicato dai produttori, non ha portato cambiamenti nell’iter meteorologico. E le piogge non ci sono state, mentre le alte temperature estive hanno accelerato la maturazione, con date di raccolta in forte anticipo. Il risultato è nei numeri: la produzione di uve è scesa di un ulteriore 20% rispetto al 2023, anno in cui le infezioni di peronospora, ma anche il caldo, avevano portato a un calo superiore al 30 per cento nei volumi. Nelle due annate di raccolta 2023 e 2024, in sostanza, la flessione complessiva è del 55%. Il che significa una produzione più che dimezzata nel giro di un biennio, senza considerare il calo del 15% reso noto dallo stesso Consorzio per la vendemmia del 2022 rispetto al 2021.

In Sicilia caldo e scarse precipitazioni

A spiegare le motivazioni di questo esito complicato per i circa 7mila viticoltori e gli oltre 500 imbottigliatori promotori della Doc Sicilia, è Filippo Buttafuoco, dottore agronomo: «Abbiamo vissuto sicuramente un’annata anomala: in Sicilia, di solito piovono mediamente 500-600 mm di pioggia in un anno, mentre dall’autunno scorso sino ad oggi sono caduti 250 mm di pioggia. Nel 2023, i vigneti già venivano da un periodo di stress e di grande caldo, purtroppo nemmeno durante quest’anno hanno avuto modo di recuperare. Dunque, tutto il processo di sviluppo dei nuovi frutti è avvenuto con anticipo, a partire dalla gemmazione e dalla fioritura che sono state anticipate di due settimane. Le rese da inizio vendemmia sono state molto basse, con perdite notevoli». In molte aree, inoltre, si è rilevato fondamentale l’uso dell’acqua di laghetti aziendali e di pozzi così come tecniche agronomiche per limitare gli effetti del clima.

Siccità nel Mazarese 2024 – grappoli – foto Cia Sicilia

Per il grillo una flessione del 40%

Sul fronte della qualità, invece, la musica è diversa: «Abbiamo una qualità altissima – aggiunge Buttafuoco – e l’uva è sana, matura e vini si prevedono spettacolari». «Quest’anno – è il commento di Filippo Paladino, vicepresidente del Consorzio – si prevedeva che non ci fosse molta uva. Il grillo, rispetto alla media, ha avuto una flessione del 40%, un po’ meglio i rossi a partire dal nero d’Avola. Buona resa invece per lo zibibbo e per i vitigni internazionali. Sarà difficile sostenere i costi».

I dettagli territoriali e l’andamento dei vitigni

Alessio Planeta, membro del Cda del Consorzio presieduto da Antonio Rallo, predica prudenza rispetto a un bilancio definitivo e si sofferma sui trend generali: «In gran parte della Sicilia, le condizioni dei vigneti prima della vendemmia avevano già lasciato presagire un calo nella produzione di uve: questo a causa dell’inverno poco piovoso e relativamente caldo e una primavera fredda e ventosa. Le piogge attese non sono mai arrivate: questo fattore e una lunga estate ci ha fatto anticipare la vendemmia di circa 10 giorni». A livello territoriale, Planeta evidenzia come i risultati della raccolta varino notevolmente: «Mentre nella parte occidentale il calo è più marcato, nell’area orientale e, soprattutto, nel nord, i livelli di raccolta si avvicinano a quelli dell’anno scorso. La riduzione della quantità, però, hanno portato con sé un notevole incremento della qualità. Quest’anno, stiamo assistendo a risultati sorprendenti, con picchi di eccellenza, specialmente per varietà come il nero d’Avola, il grillo e il frappato. Varietà profondamente siciliane che hanno interpretato al meglio una vendemmia meridionale».

 

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