“Pronti a riconsegnare le tessere elettorali” se la politica nazionale e regionale non ascolterà il grido d’allarme dell’intera filiera vitivinicola abruzzese, che dopo un’annata disastrosa a causa della peronospora chiede ora un “congruo indennizzo diretto” per i danni subiti. Dodici sigle, tra sindacati, associazioni e Consorzi di tutela, riuniti a Pescara, hanno lanciato un ultimatum alle istituzioni, minacciando di non presentarsi alle urne a marzo 2024, quando si rinnova il consiglio regionale. Troppo gravi le perdite subite in un’annata in cui le fitopatie hanno imperversato sul territorio, scatenate dalle piogge eccessive di primavera. E altrettanto grave l’atteggiamento della politica.
I danni della peronospora
Nelle quattro province abruzzesi, il crollo medio dei volumi ha toccato il 70%, per una stima (ormai attendibile) di 2,7 milioni di quintali di uva in meno, pari a circa 2 milioni di ettolitri di vino che, se trasformati in bottiglie, equivalgono a circa 260 milioni di pezzi. Il mancato reddito delle imprese vitivinicole (15mila su 35.500 ettari) è calcolato in circa 108 milioni di euro per le uve, in 130 milioni sullo sfuso e in 520 milioni sull’imbottigliato. Pertanto, una stima prudenziale del danno economico per la filiera del vino in Abruzzo può collocarsi non al di sotto di quota 380 milioni di euro.
Non hanno portato benefici i proclami, le promesse della classe politica e dirigente della Regione Abruzzo di fronte alle richieste e agli appelli lanciati nei mesi scorsi dalla filiera vino per chiedere dei ristori economici. “Abbiamo avanzato specifiche richieste a supporto del mondo produttivo e fornito indicazioni operative sull’emergenza peronospora che però sono servite a nulla. Saremo costretti a scendere in piazza con migliaia di produttori e siamo pronti anche a riconsegnare le tessere elettorali”, dicono in una nota, ricordando che le risorse assegnate finora sono lontanissime da quelle necessarie: “In ambito regionale 5 milioni di euro in due anni e in quello nazionale di 7 milioni di euro”.
L’appello al governo
A livello nazionale, le associazioni chiedono “provvedimenti impattanti che prevedano un congruo indennizzo diretto, per la sopravvivenza di migliaia di imprese”. In particolare, sono tre i punti più urgenti contenuti nell’appello delle 12 sigle (Assoenologi, Città del vino, Cia, Coldiretti, Confagricoltura, Confcooperative, Consorzio vini d’Abruzzo, Copagri, D.a.q. vino, Legacoop, Liberi agricoltori e Mtv).
Il primo è la sospensione del pagamento di mutui e finanziamenti per almeno due anni, senza garanzie bancarie, come accaduto durante il Covid, che renderebbero le aziende inaffidabili di fronte agli istituti di credito, per almeno due anni, quindi non abilitate a nuovi finanziamenti; il secondo è la sospensione o la riduzione dei contributi Inps. In questi primi due casi la competenza è del Governo. Mentre il terzo punto (di competenza regionale) è l’azzeramento del tasso di interesse per prestiti della tipologia “acquisto scorte a reintegro”, con un’istruttoria semplificata che non tenga conto dei finanziamenti già in essere.
L’articolo è stato pubblicato sul Settimanale Tre Bicchieri del 26 ottobre 2023
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