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Il 2023 è stato l’anno nero del vino italiano: 12 mesi in 12 notizie (quasi tutte negative)

Una delle vendemmie più scarse dal secondo Dopoguerra, il flagello della peronospora, il record di giacenze, una nuova guerra in Israele dopo quella in Ucraina, esportazioni e consumi interni in deciso calo, l’ennesimo caos sulla promozione dei vini, la perdita del primato produttivo a favore della Francia, ma anche il rallentamento dell’inflazione e dei costi energetici.

2023, un anno da dimenticare per il mondo del vino

Il 2023 lascia in dote al vino italiano più carbone che zucchero. Le imprese vitivinicole hanno vissuto un anno in apnea, per molti da dimenticare. Non lo nascondiamo. Si sperava nel turismo per far ripartire definitivamente il canale del fuori casa e far dimenticare del tutto gli anni pandemici, ma l’inflazione e il caro vita hanno ridotto gli entusiasmi; si sperava nelle esportazioni per gestire le troppe giacenze ma i Paesi più importanti non hanno brillato e anche gli spumanti non sono più una locomotiva. Ci ha pensato la peronospora a tagliare la produzione e rimettere in equilibrio una filiera con troppi stock, ma invece che usare le forbici ha usato l’accetta.

È stato, insomma, un 2023 un po’ fuori misura, eccessivo nei suoi impatti, che proviamo a ripercorrere mese per mese, con gli eventi e le notizie più importanti che si sono susseguiti. Molti sono tra loro strettamente correlati, altri sono destinati a cambiare le prospettive del futuro di un vino italiano che, ovviamente, farà tesoro degli insegnamenti di un’annata che può essere considerata, mutuando un termine olivicolo, di scarica.

Gennaio. L’inflazione affossa i consumi

Se il buongiorno si vede dal mattino… C’è un po’ tutto il 2023 in questo primo mese dell’anno e nel bilancio del 2022. Si inizia praticamente così come si finirà: con la Gdo in grande difficoltà, i vini rossi col segno meno (qui il problema è strutturale) e le bollicine low cost in crescita a discapito di quelle a denominazione.
È quanto evidenziano i dati dell’Osservatorio Uiv-Ismea su base Ismea-Nielsen IQ, che indicano nell’inflazione la causa principale di queste dinamiche: da una parte la crescita del prezzo medio, dall’altra il colpo di grazia alle aspettative di ripresa dei consumi. Dodici mesi dopo – a dicembre – poco cambierà, se non i numeri ancora più preoccupanti rispetto a quelli di inizio d’anno: la conferma che il 2023 non passerà alla storia come un anno memorabile.

Febbraio. Export in flessione

I dati del mese di febbraio sulle vendite estere di vino negli 11 mesi del 2022 la dicono lunga su quella che sarà una delle prime delusioni del vino italiano nel corso di tutto il 2023. Infatti, i dati definitivi dei valori di vino esportati in tutto l’anno solare 2022, che usciranno di lì a breve, diranno alla filiera che l’obiettivo degli 8 miliardi di euro è rimandato a data da destinarsi. Nel dettaglio, a una crescita degli spumanti si è contrapposto un sensibile calo dei volumi dei vini fermi. E i 7,87 miliardi di euro sono da attribuirsi soprattutto all’effetto dell’inflazione, non a una crescita organica come si era vista finora (periodo Covid escluso).
A fine anno l’altra cocente delusione: non solo non si supereranno gli 8 miliardi, ma si andrà ancora più giù.

Marzo. A Prowein debutta l’area dei vini no alcol

Il terzo mese dell’anno è quello di Prowein, ma questa non è una novità. Quello che resterà nella memoria di questa edizione è il debutto di World of Zero, l’area dedicata ai vini senza alcol e a basso tenore alcolico. In contemporanea, la Messe di Düsseldorf lancia un sondaggio per capire il futuro di queste tipologie di vini. Il responso non lascia dubbi: quasi metà dei produttori e dei commercianti di vino intende adattare il proprio portafoglio ai trend del mercato e c’è un 27% che sta già investendo su no e low alcol. Guardando alle tipologie di vino, sono i bianchi (73%) e gli spumanti (58%) a guidare la categoria no-low alcol, davanti ai rosati (37%) e, infine, ai vini rossi (27%).
Se una grande Fiera dedica un’area alla tipologia, si capisce che non sin tratta di un trend irrilevante. L’Italia sul tema è ancora indietro, in attesa del decreto che ne autorizzerà la produzione (la bozza inizia a circolare nel mese di ottobre).

1_GENNAIO_Ocm - Commissione Ue - Foto di Dimitris Vetsikas da Pixabay

Foto di Dimitris Vetsikas da Pixabay

Aprile. Il vino è dentro la Riforma Ig

Nello stesso mese in cui il Vinitaly di Verona torna a pieno regime (con un buyer su tre straniero) e in cui l’Australia sbatte l’ennesima porta in faccia alle Ig europee dichiarando di voler continuare a produrre vini spumanti col nome Prosecco, l’Europa discute la maxi-riforma delle Indicazioni geografiche, il cui relatore è l’europarlamentare italiano Paolo De Castro. E il vino deve passare l’ennesimo ostacolo a Bruxelles, in sede di Parlamento, con l’obiettivo di evitare di rimanere disancorato dalle regole generali sulle produzioni di qualità.
Le associazioni di categoria, dopo il voto favorevole della Comagri del Parlamento Ue, possono dirsi soddisfatte, perché per il vino questo significa un migliore meccanismo di protezione delle Ig (anche alla luce di casi scottanti come il Prosek croato e l’Aceto Balsamico sloveno), più certezze sull’assegnazione di fondi promozione, procedure più rapide per la registrazione dei disciplinari, più poteri ai consorzi e la conferma dell’iter verso una viticoltura sostenibile ma con meccanismi flessibili.

Stoccaggio - export - Bottiglie sfuso - Foto di Ognjen Odobasic da Pixabay

Stoccaggio – export – Bottiglie sfuso – Foto di Ognjen Odobasic da Pixabay

Maggio. Troppi stock in cantina: si torna a parlare di distillazione

Il Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare convoca un Tavolo di emergenza con le principali sigle di settore.
Il motivo? C’è troppo vino in cantina. L’Italia è, infatti, reduce di due vendemmie abbondanti che hanno comportato aumento delle giacenze e tensione sui prezzi. Tra le possibili soluzioni, c’è chi pensa alla distillazione di crisi (misura che sarà di fatto adottata nel mese di luglio, ma con poche adesioni) e chi guarda a interventi a lungo termine: abbassamento delle rese, blocco degli impianti e degli albi regionali per la rivendicazione di alcune denominazioni, revisione della vocazionalità dei vigneti a Do/Ig.

Al di là delle proposte diversificate, su un punto, però, sono tutti concordi: produrre 50 milioni di ettolitri l’anno non è più sostenibile. Il problema della sovrapproduzione non riguarda solo l’Italia. Tant’è che la Francia, approva un piano da 40 milioni di euro per la campagna di distillazione da avviare già in estate, con la possibilità di una seconda tranche in ottobre, fino ad un massimo di 160 milioni in tutto il 2023.

Romagna - Alluvione 2023 - vigneti Trebbiano Lugo Ravenna - @Terrecevico - 2

Romagna – Alluvione 2023 – vigneti Trebbiano Lugo Ravenna.Foto: Terrecevico

Giugno. Vigneti sott’acqua

La parola d’ordine di questa primavera è alluvione. L’altra è peronospora. Perché se è vero che a metà maggio Emilia-Romagna, Toscana e Marche si sono ritrovate letteralmente con l’acqua alla gola per settimane, a spalare fango e contare i danni subiti a case, infrastrutture e imprese, è anche vero che tutto il Centro-Sud ha subito gli effetti di una ondata di piogge abbondanti che ha trovato decisamente impreparati i viticoltori di mezza Italia.

Un evento eccezionale il cui risultato è l’esplosione di un violento attacco di peronospora della vite nelle fasi di fioritura e allegagione, capace di affossare la produzione nazionale. Dal punto di vista agronomico, giugno è uno dei mesi più complicati per i produttori che si sono trovati di fronte ad attacchi fungini come non si vedevano da anni. Abruzzo, Campania, Molise, Puglia, Sicilia, Toscana: dai produttori biologici a quelli convenzionali, si affronta una lotta impari per provare a salvare il raccolto. Il governo Meloni adottata misure di emergenza. Ma se per il vino romagnolo (1.300 imprese danneggiate su 6mila ettari) i veri rimborsi non sono ancora arrivati a causa di lungaggini burocratiche, anche per la peronospora i 7 milioni caricati nel Fondo di solidarietà nazionale sono una goccia nel mare. Le istituzioni sono chiamate a fare di più.

Luglio. Ocm promozione: inizia la lunga corsa ad ostacoli

Alla vigilia della vendemmia e con notevole ritardo, il Masaf pubblica il bando Ocm Promozione mercati terzi : a disposizione ci sono 21,2 milioni di euro per la misura nazionale. E per le cantine inizia la corsa contro il tempo per presentare i progetti: la scadenza è fissata al 13 settembre. Da subito si capisce che, tempistica a parte, qualcosa non va: dalla richiesta dei tre preventivi che scoraggerà molte cantine dal partecipare ad una ridottissima flessibilità, passando per l’incertezza sulle sanzioni. A novembre – quando la graduatoria sarà pubblicata – si capirà che i timori erano fondati: molte cantine non hanno partecipato, altre non vengono ammesse. Il ministro Lollobrigida si giustificherà dicendo che l’Europa ha chiesto più controlli e annuncia che dal prossimo anno verrà istituito uno sportello per aiutare le cantine nella compilazione del bando.

Agosto. L’Italia non è più il primo produttore: storico sorpasso francese

Inizia la vendemmia più complicata degli ultimi anni. Da subito è chiaro che non sarà un’annata da incorniciare, né tantomeno abbondante. La colpa è principalmente della peronospora che ha colpito i vigneti di mezza Italia e che si è sviluppata in seguito alle piogge primaverili. In alcune zone, la grandine ha fatto il resto. Le prime stime parlano di un -12% con una produzione che si fermerebbe a 44 milioni di ettolitri, ma più avanti si va più diventa chiaro che la situazione è peggio del previsto: si andrà sotto i 40 milioni di ettolitri (-24%). Non succedeva da 80 anni. E la Francia diventa primo produttore.
A voler vedere il bicchiere mezzo pieno, l’Italia potrà finalmente dare fondo alle scorte e non accumulare ulteriormente prodotto in cantina. D’altronde il primato che dovremmo strappare alla Francia non è quello produttivo, ma quello a valore. Ma lì la strada è ancora lunga.

Settembre. Scoppia il caso montepulciano-cordisco

A tenere banco per tutto l’autunno è la questione montepulciano. La premessa è l’approvazione di un Decreto ministeriale (ancora in attesa di via libera finale) che prevede l’inserimento in retroetichetta dei vitigni che compongono i blend dei vini a denominazione, montepulciano compreso. Ciò significa che tutti i produttori che utilizzano questo vitigno – dalle Marche all’Abruzzo passando per la Puglia – dovrebbero poterlo indicare.

Ma il Consorzio Vini d’Abruzzo, appoggiato dalla Regione, pretende l’esclusiva del nome in virtù della denominazione abruzzese Montepulciano d’Abruzzo e propone che tutti gli altri utilizzino un sinonimo in disuso: cordisco. Solo che tale sinonimo non è neanche iscritto nel registro nazionale della vite e del vino, fino a quando, a sorpresa,il Masaf lo inserisce nello stupore di tutti gli altri Consorzi. Si va allo scontro totale: tra interrogazioni parlamentari e dichiarazioni al vetriolo. Il caso si trascinerà anche nel 2024.

Ottobre. La Corte dei conti boccia la viticoltura Ue

Mese intenso quello di ottobre che non lascia tranquilla la filiera vitivinicola. Dall’Europa, la Corte dei conti Ue, in un audit sul settore, bacchetta la viticoltura del Vecchio Continente sottolineando che, così come sta funzionando, non raggiunge gli obiettivi ambientali e di sostenibilità. Il giudizio che arriva da Lussemburgo è una sonora bocciatura al sistema collegato alla Pac post 2023. A fronte di un comparto vino fortemente regolamentato e supportato, coi viticoltori che incassano mezzo miliardo di euro l’anno per ristrutturare i vigneti e diventare competitivi, si contrappongono scarsi risultati in materia di sostenibilità, come emerge dall’uso eccessivo di pesticidi tra i grandi Paesi produttori.

Sotto la lente finiscono la misura Ocm ristrutturazione dei vigneti, per aver favorito addirittura il passaggio a varietà di viti dall’impatto idrico maggiore. Critiche anche alla gestione del potenziale viticolo (il famoso 1% di crescita annua), che non sarebbe stata valutata a sufficienza dal lato ambientale. Insomma, per la Corte i fondi sarebbero stati assegnati senza tenere conto di criteri obiettivi in relaziona alla competitività e gli Stati membri dovrebbero impegnare più risorse Ue per mitigare gli effetti della crisi climatica. Il suggerimento è impiegare molto più di quel 5% minimo previsto nelle regole Pac dal 2023 in avanti.

Novembre. Pasticciaccio Ue sulle etichette nutrizionali

A due settimane dall’entrata in vigore del nuovo regolamento che prevede l’inserimento di ingredienti e calorie nelle etichette di vino, la Commissione europea dà delle nuove linee guida che mettono a rischio milioni di etichette già stampate ed espongono le cantine al rischio multa. In Italia sono oltre 50 milioni quelle già pronte.
In pratica, non basterebbe la lettera “i”, utilizzata per indicare gli ingredienti, ma bisognerebbe inserire la dicitura “ingredienti” per esteso.
Per metterci una pezza, il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, alla vigilia dell’8 dicembre – data in cui entra in vigore il nuovo regolamento – firma una proroga di tre mesi. Tre mesi che serviranno per convincere l’Europa a usare il buon senso.

Dicembre. Dall’Oms a Report: nuovi attacchi mediatici al settore

Sembrava un anno meno agitato rispetto al 2022 per quanto riguarda la difesa dell’immagine del settore vitivinicolo dagli attacchi mediatici e, invece, ci pensa l’Oms con due rapporti che tornano sul tema dell’uso e dell’abuso di alcol, sollecitando i governi di tutto il mondo ad alzare le tasse sulle bevande alcoliche per prevenire i danni alla salute.

Come se non bastasse, la trasmissione Report, su Rai Tre, sotto Natale, spara a zero sul settore, con un’inchiesta intitolata “Piccoli chimici”, dedicata ai metodi di produzione dei vini a denominazione e ai controlli antifrode. Ne nasce un gran polverone, dal momento che la trasmissione mette sullo stesso piano sostanze lecite e illecite usate per la correzione dei vini in anni difficili, gettando un’ombra su un comparto che proprio quest’anno esce bastonato a più livelli.

Il segno che la guardia andrà tenuta molto alta anche per tutto il 2024.

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